Come tante volte ripetuto sappiamo che La vitamina D modula il sistema immunitario modificando il microbiota intestinale (1), quello che è ancora poco chiaro sono i meccanismi con i quali agisce la vitamina D in questo contesto.

Dall’articolo citato “Secondo alcuni studi, una sua carenza sarebbe in grado di deteriorare la parete intestinale, favorendo la traslocazione di endotossine nel torrente circolatorio e lo sviluppo di uno stato infiammatorio sistemico”.

Detto in altro modo ancora, la vitamina D sarebbe in grado di ripristinare quello stato di permeabilità intestinale eccessiva che consente il transito di tutta una serie di componenti più o meno tossici che vanno a interagire con il sistema immunitario (2) certamente sovra-stimolandolo e indebolendolo.

Un sistema immunitario più efficiente, ovviamente, avrà più risorse, energia e tempo per occuparsi dei microorganismi patogeni lasciando al loro lavoro i microorganismi utili (probiotici) che potranno più facilmente prosperare.

In tale scenario è logico aspettarsi, quindi, che un miglioramento del sistema immunitario moduli in senso pro-biotico l’intero microbiota(3) regalandoci tutta una serie di miglioramenti sulla salute in generale in forza di quelle azioni note (e tante altre solo ancora teorizzate e chissà quante da scoprire) che hanno i microorganismi probiotici (produzione di vitamine, smaltimento di tossine e metalli pesanti, azione sul metabolismo, ecc).

Un sistema immunitario più efficiente rende più efficiente il microbiota. Ma questo “asse” (sistema immunitario-microbiota) in realtà è uno delle innumerevoli relazioni che ha il microbiota con la salute.

Più che di “assi” come quello ormai celebre “intestino-cervello” (che a parere dello scrivente si dovrebbe chiamare più correttamente “emozioni-microbiota”) si dovrebbe concepire la relazione tra le parti dell’organismo come una “rete” fitta e intricata di scambi dove un fattore influisce non solo un'altro ma innumerevoli altri che a loro volta inducono stimoli di “ritorno”.

Per chiarire questo concetto, in particolare il senso pratico di questo discorso, bisogna concepire il corpo umano come un tutt’uno e non come un insieme di pezzi. Agli scienziati moderni piace molto sezionare e dividere ma la così detta “visione olistica dell’uomo”(che sta tornando in voga) nient’altro è che il rendersi conto che tutti questi “pezzi” lavorano e interagiscono in modi interdipendenti in maniera talmente raffinata e complessa che è semplicemente “stupido” prendere in considerazione solo una parte senza considerare il tutto.

Ecco quindi che il medico moderno troppo spesso, purtroppo, si dimentica dello stato d’animo del paziente, che in realtà è una delle prime cose che impatta sul microbiota (e quindi come abbiamo detto su tutta la salute), oppure il cardiologo che alle volte si limita solo a tenere basso il colesterolo (i più raffinati parlano di omocisteina, proteina c reattiva, colesterolo ossidato, ecc., ma il discorso cambia poco). Più ci si specializza e più facilmente si perde la visione di insieme che invece è fondamentale, proprio perché la salute è appunto una rete di componenti in cui tutte la parti concorrono a una sana fisiologia. (4)

Per rendersi conto dell’importanza dell’emotività basta l’osservazione di eventi molto comuni che occorrono in situazioni di pressione emotivo/psicologica.

E’ risaputo che un dispiacere intenso provochi uno stato alterato nel sistema immunitario, tanto che è facile ammalarsi quando occorrono traumi emotivi (5) e le conseguenze in termine di salute si pagano a partire dallo stato di salute generale, dall’intensità del trauma e dal suo perdurare. Se si è compreso che emozioni negative hanno una ricaduta negativa sul microbiota allora si può concepire che quest’ultimo ha le potenzialità per deprimere il sistema immunitario innescando sostanzialmente un “circolo vizioso”, che può portare da depressione, ansia ,ecc (dopo l’inibizione delle funzioni pro-fisiologiche dei probiotici (6) ) a vere e proprie malattie (il trionfo dei patogeni che lavorano in maniera anti-fisiologica).

Spesso si usa il detto che “una catena è forte tanto quanto il suo anello più debole”. Ebbene la salute umana è una fitta rete di catene. Difficilmente la debolezza di un solo anello potrà irreversibilmente compromettere tutta la rete ma certamente la riparazione di uno di essi gioverà all’intera forza della rete, cosi come il rinforzo di altri anelli sgraverà le tensioni dall’anello più debole.

(1)
https://microbioma.it/immunologia/la-vitamina-d-modula-il-sistema-immunitario-modificando-il-microbiota-intestinale/
(2) Ricordiamo che appena sotto la barriera intestinale scorre il sistema circolatorio e quello linfatico

(3) Il microbiota non è solo intestinale leggi anche “microbiota questi sconosciuti”

(4) Per approfondire il concetto leggere “il meccanico impazzito”

(5)In realtà anche i traumi fisici si riverberano sull’intestino, d’altronde il dolore non emoziona?

(6) Per questo i “probiotici” in realtà si dovrebbero chiamare “pro-fisiologici”

Commenti   

#2 Fefochip 2018-09-26 15:30
buonasera Daniela,
con ogni probabilità il lungo e deprimente elenco di sintomi è sicuramente compatibile anche con un intestino non in equilibrio e in particolare a un microbiota di lunga data disbiotico.
sicuramente analisi per cercare di capire il punto della situazione (disbiosi e permeabilità ) dell'intestino non sarebbero soldi buttati cosi un dosaggio di vitamina D per capire il proprio livello sierico.
elevare il livello sierico della propria vitamina D su valori che gli specialisti del settore indicano come terapeutici potrebbe aiutare e sicuramente anche cure probiotiche e diete alimentari idonee avvantaggerebbero sicuramente tutto il quadro.
la medicina ufficiale arranca rispetto a questi temi ma non li ignora
https://microbioma.it/probiotici/fibromialgia-e-fatica-cronica-cosa-dicono-gli-ultimi-studi-sui-probiotici/
#1 Daniela Faedda 2018-09-24 15:43
Buon sera Federico,
mi chiamo Daniela Faedda, tramite l'ndicazione di un mio amico ho letto il suo interessantissimo articolo .
Ho 41 anni e , da qualche anno, mi è stata diagnsticata la fibromialgia anche se i miei primi sintomi, risalgono addirittura alla mia adolescenza.
Come ormai è noto i disturbi principali, oltre ai dolori localizzati nei 18 punti del corpo (tender point) sono l'affaticamento cronico, la colite, l'esofagite, la gastrite, l'emicrania, gli acufeni, le parestesie , i capogiri, l'insonnia e altri che insieme diventano, ahimè, veramente invalidanti.
Alla luce di queste nuove scoperte mediche e di questo suo articolo vorrei sapere se potrebbe esserci una correlazione tra permeabilità intestinale e fibromialgia

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