Grande fu la scoperta del mondo dell'invisibile. L'uomo, forse per la prima volta, dava un volto ai suoi demoni, a delle piccole forme di vita che gli provocavano malattie.

Koch nel 1876 riuscì a coltivare il batterio dell'antrace (Bacillus anthracis) e nel 1882 arrivò a capire che la tubercolosi era causata da un altro minuscolo esserino, il Mycobacterium tuberculosis. Anche Louis Pasteur, praticamente nello stesso periodo, portava avanti studi importantissimi che muovevano i primi passi nella comprensione del mondo microbiologico, studiando i batteri della birra, e arrivando all'idea di pastorizzazione (dal suo nome ovviamente), per proseguire nello studio con la scoperta di vari microorganismi che provocavano malattie al bestiame (colera dei polli, carbonchio del bestiame). Questi due geni gettarono le basi della microbiologia, e con essa tuttavia un altro germe altrettanto minuscolo e altrettanto potenzialmente mortifero nella mente dell'uomo: l'idea che le malattie fossero causate dalla presenza di uno specifico microorganismo, il concetto di unico e individuabile agente eziologico (patologico), sempre e solo quello.

Da allora buona parte della medicina moderna occidentale si è sviluppata a partire da questo meme.

Nel 1928 Alexander Fleming, per puro caso (come tante scoperte nella storia), scoprì una cosa sconcertante, ovvero che dei prodotti del metabolismo di un fungo (Penicillium chrysogenum) inibivano la crescita di una moltitudine di batteri. Scoprì insomma la penicillina, il primo antibiotico al mondo, e per questo la comunità scientifica lo premiò con il Nobel nel 1945.

Oggi l'antibiotico, senza se e senza ma, viene considerato universalmente come una delle scoperte più importanti della medicina.
 
E allora perchè questo articolo, scritto dal primo fesso che passa, ci vuole suggerire che l'idea che una malattia sia causata da un unico agente eziologico sia una idea potenzialmente letale?
 
I più informati potrebbero essere tentati di rispondere a questa domanda con il concetto del "terreno".

Questa idea era sostenuta dal rivale di Pasteur, il medico Antoine Béchamp, che sosteneva che un singolo batterio potesse assumere diverse forme a seconda del terreno. Sembra che lo stesso Pasteur, in punto di morte, abbia rinnegato il suo lavoro dicendo ad un suo assistente: “Voi avete ragione, il terreno è tutto, il microbo è nulla”. In ogni caso era troppo tardi, l'idea che dei microbi singoli fossero le cause eziologiche di specifiche malattie ormai era passata, e ancora oggi molti microbiologi negano l'esistenza di germi che mutano da batteri a funghi (pleomorfi). All'inizio della nostra storia infatti si parla proprio di "micobatteri" per la tubercolosi, che sono cosi difficili da debellare proprio perche in presenza di antibiotico mutano la loro forma in spore, per poi tornare batteri una volta finita la cura con antibiotici.

Antoine Béchamp aveva in parte ragione, come d'altronde anche la microbiologia classica con i suoi antibiotici non aveva certamente tutti i torti. Chi ha letto i miei precedenti articoli sul microbiota (*) probabilmente comincia a intuire dove sto andando a parare: il microbiota è una rivoluzione concettuale che, prima ancora di essere medica, è forse filosofica. La constatazione che l'uomo non è un singolo animale ma un simbionte, cioè un essere che vive insieme e grazie a tanti altri microesseri, in mutuo e reciproco vantaggio. Il nostro corpo offre una nicchia biologica al microbiota, un complesso di microorganismi di molti  tipi (virus, batteri, miceti e chissà cos'altro), che ammonta a circa un chilo e mezzo di peso, in un numero incredibile sia in quantità che in varietà di tipi di germi, che probabilmente hanno inziato ad evolversi già qualche miliardo di anni fa.

Questi esseri microscopici offrono in cambio tutta una serie di vantaggi, gran parte dei quali ancora sconosciuti, ma quello che è ancora più sconosciuto sono i meccanismi, le relazioni di causa-effetto e le interrelazioni tra di loro e con il nostro corpo, la cui esistenza non può nemmeno essere concepita (nè è teorizzabile) senza di essi.

Non solo il nostro corpo è colonizzato completamente (vie respiratorie, vie urinarie, pelle, intestino) da microorganismi, ma vive in un mondo immerso a sua volta in altri microorganismi. L'ambiente è ricchissimo di germi, i più strani e diversi, che vivono all'insaputa degli esseri più grandi che nemmeno li vedono. La biomassa globale dei germi è senza dubbio molto superiore a quella di tutti gli animali e piante sulla terra messi insieme. Per tornare all'idea del dott. Béchamp, è questo il "terreno" alla luce delle nuove scoperte scientifiche.

Viviamo immersi e permeati in un brodo di microorganismi.
 
In sintesi, il singolo batterio da solo nulla può contro un terreno inattaccabile, fatto da una interrelazione complessa di microorganismi, i cui meccanismi sono quasi del tutto sconosciuti.

L'uomo, nella sua presunzione, stupidità e violenza, ha scelto la strada di prendersela con i singoli batteri (ritenuti responsabili delle varie malattie), trovando delle armi per ucciderli, e scatenando una guerra al microbo che nella cultura popolare (conseguenza di quella scientifica dominante) è diventato il "grande nemico", quando invece non solo questi batteri sono per la stragrande maggioranza nostri amici, ma anche essenziali per la nostra vita e quella dell'intero pianeta (tanto per fare un esempio: senza microbi non si depurano le acque).

Tutto molto bello, ma alla persona comune cosa interessa?

Cominciate a riflettere sul fatto che gli antibiotici sono sempre più inefficaci, perché  ormai è noto che esistono batteri resistenti a qualunque antibiotico, e gli esperti se ne stanno accorgendo drammaticamente. Nell'ambiente uomo, con l'uso indiscriminato degli antibiotici, si stanno selezionando super ceppi patogeni. Gli antibiotici non uccidono solo i batteri "cattivi", ma sono come una microscopica bomba atomica nella vita di questi esseri. Stanno sopravvivendo solo i più forti, che guarda caso sono quelli peggiori, che poi ci ammazzano.

Un esempio illuminante è la recente storia del clostridium difficile. Tale germe patogeno è ritenuto responsabile di una diarrea cronica non trattabile con alcun antibiotico. Questa condizione porta alla morte, e come detto non ha cure convenzionali. Recentemente il dott. Antonio Gasbarrini sta portando avanti degli studi che lo hanno indirizzato verso un tipo di terapia per questa drammatica situazione: il cosiddetto "trapianto fecale". Detto in parole povere, prendono un donatore sano di feci del colon, ne coltivano i diversi ceppi batterici, per poi impiantarli con un clistere nel malato. Le percentuali di guarigione sono altissime, parliamo del 95% che in medicina vuol dire avere ragione senza se e senza ma.

Perchè gli antibiotici non funzionano? Ovvio, perchè il "terreno" era talmente debilitato - ovvero il microbiota del colon del paziente era cosi stressato - che non sopravviveva alle ulteriori "cure". Un reimpianto di flora intestinale sana, ovvero nelle giuste proporzioni, che solo la natura oggi sa come sia costituito (tanto che non si può riprodurre in laboratorio, ma si coltiva a partire da un campione di una persona sana), è in grado di farci guarire da una malattia così tremenda.

Dove va a finire il clostridium difficile? Nessuno lo sa, ma con ogni probabilità rimane nel colon del paziente, anche se non è più in grado di nuocergli alla salute. Questo avviene perchè il "terreno" composto da una flora intestinale variegata, nel giusto numero e sana, lo tiene a bada e/o la sua natura, in tale stato, muta in forme microbiche meno aggressive (polimorfismo).
L'uso degli antibiotici ha una caratteristica che non ci dovremmo mai dimenticare quando riflettiamo sull'aumento vertiginoso in epoca moderna di malattie autoimmuni (1) e tumori (2): stiamo selezionando il microbiota umano in favore dei funghi.

La penicillina (come la maggior parte degli antibiotici) è un prodotto di un fungo, e  come tale inibisce la crescita batterica, mentre fa ben poco contro quella dei miceti, come la Candida albicans.

La Candida (2) tra l'altro è uno di quei microorganismi che, in determinate condizioni di disbiosi intestinale, muta il suo stato da lievito a muffa, diventando molto più aggressiva e pericolosa per la salute umana.

Come spesso accade nella storia, l'uomo procede con visioni sempre diverse dello stesso fenomeno. Forse oggi è giunto il momento di avere una visione olistica, e di considerare il germe patogeno insieme al suo terreno, ovvero il microbiota.

I germi "patogeni" esistono, ma non sono nulla se intorno a loro trovano un complesso di loro simili ben modulati per la vita umana. Si può eliminare il germe patogeno, ma con loro stiamo sterminando anche i nostri migliori amici, che vivono con noi e ci portano salute e vita. Per quel che ne sappiamo, lo stesso microorganismo patogeno si potrebbe rivelare utile in altri ambienti, e quindi il suo sterminio tout-court risulterebbe un danno su un altro fronte.

Più filosoficamente parlando, è forse giunto il momento per l'uomo di cambiare il proprio approccio e comportamento.

Dovremmo evitare di agire ripetitivamente, in base a un meme pensato (e poi ritrattato) più di cento anni fa, e tornare con umiltà ad osservare il mondo con animo ad idee nuove. Dovremmo tornare a fare seriamente ricerca, quando oggi "ricerca" significa solo trovare un modo per generare profitti.

Oggi dobbiamo capire che invece della violenza ci vuole equilibrio.


(*) http://www.luogocomune.net/LC/index.php/21-medicina-salute/4324-il-microbiota-questi-sconosciuti
http://www.luogocomune.net/LC/index.php/21-medicina-salute/4372-la-sindrome-del-cambio-di-stagione-e-un-problema-microbiologico
http://www.luogocomune.net/LC/index.php/21-medicina-salute/4473-il-microbiota-un-fondamento-della-nostra-salute
(1) un esempio su cosa dicono recentemente sul Crohns: https://draxe.com/fungus-may-trigger-crohns-disease/
(2) in altri articoli ho evidenziato come la Candida sia la principale indiziata della permeabilità intestinale, che è l'inizio di una moltitudine di disturbi che vanno molto oltre l'intestino stesso. http://www.labiolca.it/images/stories/docs/effe87.pdf

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