Oggi, facciamo finta che…come dice il buon Mauro Biglino nei suoi seminari.

Fate finta di essere un turista alieno robotico, che arriva sulla terra per la prima volta e si trova di fronte a una scena macabra. Trova dei pezzi di esseri umani accatastati alla rinfusa. Non sa cosa possano essere, perché non ha mai visto un essere umano. Esamina i frammenti, e nota che ci sono delle strutture che sembrano avere delle funzioni, sono “intelligenti” o almeno qualcosa che ha un senso, insomma roba fatta da esseri intelligenti. Studia frammenti di membra e pezzi di organo, e capisce che ci potrebbe essere una relazione tra di essi. Raccoglie dei campioni e torna nella sua navicella con tanto materiale e comincia a esaminarlo. Con i potenti mezzi a sua disposizione, nonostante non sia uno scienziato, ammira le strutture fantastiche della cellula e non può non meravigliarsi delle sue funzioni e strutture incredibili. Questa fantastica struttura sembra dotata di intelligenza, capacità di riprodursi e con delle funzioni specifiche. È viva, pensa. Ha una memoria concentrata in questi polimeri (DNA) che hanno delle potenzialità di immagazzinamento sbalorditive, probabilmente superiori ai suoi circuiti fatti di silicio. Per questo essere robotico il tempo ha una dimensione molto diversa da quella umana e passano molti anni in cui studia con cura tutta l’anatomia umana partendo da quei frammenti di essere umano trovati. C’è qualcosa che non capisce, ma intuisce. Non ne ha le prove, ma sembra che quei frammenti trovati siano parte di qualcosa, ma non ha la minima idea né di cosa possa essere né tantomeno di come le varie parti possano combinarsi ed interagire.

La storia finisce qui perché qui finisce il parallelo con la conoscenza attuale sul microbiota. Studiamo diversi ceppi batterici singolarmente. Sappiamo che l’akkermansia muciniphila stimola la produzione del fondamentale muco intestinale, sappiamo che il Faecalibacterium prausnitzii produce acido butirrico essenziale per l’enterocita e sappiamo che un certo ceppo di L.reuteri aiuta a produrre vitamina D. Consiglio la lettura degli altri articoli per sapere l’importanza dei sopracitati ceppi batterici, ma la cosa più importante di tutte la ignoriamo completamente: la loro sinergia tra loro e con gli altri ceppi batterici o con le altre famiglie, il loro rapporto e sì perché no, il loro dialogo. I batteri in qualche modo hanno un loro linguaggio, si comunicano ad esempio la resistenza agli antibiotici. Sono capaci di mutare e uno stesso probiotico può mutare in patogeno e viceversa. Ma in quali condizioni? Sappiamo che un microbiota sano è composto da una maggioranza di microorganismi diciamo “neutri” ma che possono comportarsi in maniera probiotica oppure patogena a seconda di una minoranza ben organizzata degli altri batteri. Se i probiotici prevalgono sui patogeni abbiamo uno stato di eubiosi, viceversa se i patogeni prevalgono sui probiotici abbiamo una disbiosi (1). Una sorta di effetto maharishi “microbiotico”? Il nostro microbiota insomma con ogni probabilità è un qualcosa molto differente dalla giustapposizione delle sue parti, della somma dei vari microorganismi. Al pari dei pezzi di un essere umano che sono qualcosa di completamente diverso da un essere umano intero e vivente, con ogni probabilità il microbiota deve essere considerato nella sua interezza e magari così facendo potremmo avere delle sbalorditive sorprese. Il microbiota forma una sorta di network che per certi versi ha senso contemplare solo nel suo insieme. Sappiamo che le emozioni e i gusti con ogni probabilità sono generati anche dal microbiota. Ma vuoi vedere che l’anima…. E se il microbiota in qualche modo “parlasse” al microbiota di altre persone? E se la telepatia (vi prego non lo dite a Piero Angela sennò mi mette nel Malleus Maleficarum) in realtà passasse dalla pancia? L'inconscio collettivo potrebbe avere un senso molto diverso da quello che venne usato da Carl Gustav Jung. Se il microbiota comunicasse con i suoi fratelli, i batteri della terra? Magari i cropcircle non sono fatti nè da burloni nè da alieni ma dal microbiota della terra (nell’eventualità toccherebbe rianimare Garlaschelli) o dall’insieme dei batteri di tutto il pianeta(microbiota)?

Possiamo tornare con i piedi per terra ma è bene sognare e riflettere su nuove frontiere perché se ci limitiamo a leggere solo i libri già scritti di fisica e chimica non capiremo mai di niente di nuovo.

 

     (1) Il concetto di disbiosi e eubiosi è molto più articolato e complesso, ma la descrizione fatta è focalizzata al discorso che si cerca di sviluppare

La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa demielinizzante, cioè con lesioni a carico del sistema nervoso centrale. La ricerca delle cause e dei meccanismi che scatenano la SM è ancora in corso (9).Basta documentarsi un minimo insomma e salta fuori che la SM è una malattia non arrestabile, trattata con farmaci dai pesanti effetti collaterali e che in definitiva lascia poche speranze di una aspettativa di vita normale in durata e qualità.

Tuttavia il dottor Cicero G. Coimbra –brasiliano- cura la sclerosi multipla; ormai i casi sono migliaia. Lo fa con megadosi di vitamina D (link 6,8) tanto massicce (fino anche a 200000UI/giorno) che viene naturale pensare che le linee guida che raccomandano massimo 600UI al giorno, per paura di una presunta intossicazione da vitamina D, siano completamente errate. L’altro pensiero che subito ci si pone di fronte ai numeri offerti dal medico brasiliano è come mai la comunità internazionale non pone maggiori attenzioni verso un protocollo che non ha gli effetti collaterali che invece hanno i farmaci ufficialmente usati, che oltretutto non arrestano comunque la malattia; a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, forse perché la vitamina D non si può brevettare?  A proposito di sclerosi Multipla anche il dottor Gerardo Rossi vanta successi e remissioni dei suoi pazienti con il suo protocollo di medicina funzionale (composta da vitamina C e oligoelementi tarati sulla persona tramite esame del capello) volto all’espulsione di metalli tossici (1). Ci sono evidenze scientifiche che mostrano chiaramente che la sclerosi multipla è strettamente connessa al microbiota intestinale (link 2,3,4). Ci sono anche indizi che ci fanno pensare che i metalli tossici modulano in senso peggiorativo il microbiota umano e di qui probabilmente la spiegazione dei successi di Gerardo Rossi che detossificando l’organismo da questi veleni, cura il microbiota. E per chiudere il cerchio sappiamo che almeno un batterio intestinale è coinvolto nella produzione di vitamina D (5) e che viceversa La vitamina D modula il sistema immunitario modificando il microbiota intestinale (7).

Che aspettiamo a capire che le cause della sclerosi multipla (come d’altronde probabilmente tutte le malattie autoimmuni) si devono ricondurre a un’equazione fatta di microbiota intestinale sano, sufficienti valori di vitamina D e la meno possibile presenza di metalli tossici?

Qualche medico dice cose simili…. (10)

 

  1. https://mineraltest.wordpress.com/2013/05/30/e-ancora-un-altro-caso-sclerosi-multipla-scomparsa-di-lesioni-demielinizzanti-dopo-tre-cicli-di-cura-mineral-test/
  2. http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2017/08/08/isolato-nellintestino-un-batterio-che-cura-la-sclerosi-multipla_e1f3fd52-09a7-4e86-96cb-40b3d281199f.html
  3. https://microbioma.it/neuroscienze/sclerosi-multipla-microbiota-sintomi/
  4. https://microbioma.it/neuroscienze/serotonina-anello-di-congiunzione-tra-microbiota-e-sclerosi-multipla/
  5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23609838
  6. https://www.youtube.com/watch?v=hOfO29rL-gI&ab_channel=LeonardoRubini
  7. https://microbioma.it/immunologia/la-vitamina-d-modula-il-sistema-immunitario-modificando-il-microbiota-intestinale/
  8. https://www.dionidream.com/protocollo-coimbra/
  9. https://www.aism.it/home.aspx
  10. http://www.salutesicilia.com/2017/11/18/microbiota-glutine-sclerosi-multipla/

Nell’articolo precedente si è cercato di far comprendere come una dieta corretta non può prescindere dal microbiota intestinale. Questa affermazione, purtroppo, vuol dire tutto e vuol dire nulla e la misura è data dalla scarsa conoscenza che si può avere di questo complesso di microorganismi che sono un tutt’uno con l’essere umano. Cominciamo con il dire che la dieta è il primo fattore modulante del microbiota intestinale e che quindi la maniera più diretta e importante per modificare un microbiota è quello dell’alimentazione.

L’alimentazione non è tuttavia l’unico componente della modulazione del microbiota, altri fattori sono l’attività fisica e quella emotiva. L’attività fisica regola l’attività degli organi che di concerto con il microbiota, in una costante relazione biunivoca, stimola la produzione di ormoni, succhi biliari, gastrici, calcificazione delle ossa, ecc, ecc. Questo si traduce in una banale quanto importante constatazione: una dieta non può prescindere da una attività fisica che ne completa e ne armonizza la sua azione. L’altro componente è quello emotivo che si può riassumere in un concetto molto semplice che ultimamente sta prendendo sempre più confidenza con il grande pubblico: l’asse intestino-cervello.

Oggi sappiamo ad esempio che il risultato di una costante attività fisica è la modificazione del microbiota a favore di ceppi batterici che non ci fanno ingrassare nonostante si possa indulgere un po' di più a tavola. Nulla di nuovo potrebbe dire qualcuno, ma la consapevolezza che in realtà è microbiota a regolare il nostro metabolismo ci dovrebbe far riflettere, ad esempio, quando assumiamo senza prescrizione medica o con troppa leggerezza un antibiotico che va a devastare l’equilibrio dei nostri migliori amici. Ci sono evidenze che ci dicono che dopo una cura di antibiotici si può rimanere in squilibrio anche un anno e addirittura perdere ceppi batterici importanti diminuendo cosi la biodiversità del microbiota intestinale che abbiamo capito essere fonte di salute.

L’asse intestino-cervello è di vitale importanza nella comprensione del funzionamento del microbiota e di conseguenza nella realizzazione di una miglior salute. Emozioni negative, stress e viceversa emozioni positive e stati di benessere emotivo hanno conseguenze tangibili e straordinariamente immediate sul microbiota intestinale. Provate a immaginare quindi quanto sia importante una dieta fatta anche da idee sane. Per dare una misura di quanto cervello e intestino siano connessi intimamente si è scoperto che traumi cranici inducono danni intestinali. Viceversa insulti intestinali o disbiosi alternano la catena triptofano-serotonina-melatonina portando potenzialmente cambi di umore, alterazioni del sonno, e tutti gli innumerevoli stati di disagi e sintomi che è troppo lungo qui elencare che sono causati dalla carenza di triptofano, serotonina e melatonina.

Facciamo degli esempi pratici. I più preparati, o chi ha letto i miei precedenti articoli (1), potrebbero pensare che assumendo vitamina K2 si aiutino gli osteoblasti a fare il loro lavoro conservando la densità ossea e impedendo l’accumulo di calcio nel sangue con il conseguente miglioramento dello stato dell’ aterosclerosi. Questa indicazione è sacrosanta, tuttavia anche l’attività fisica in particolare quella di carico (fare i “pesi” per capirci) stimola i medesimi meccanismi. Ma l’emotività cosa c’entra? Il principio dell’asse intestino cervello ci dice che il nostro stato emotivo influisce sul microbiota intestinale e indovinate un po' da dove otteniamo la vitamina k2? Dai batteri intestinali (il tipo mk-7) che, ovviamente, se offesi per qualunque motivo (anche di natura emotiva e non solo chimica e biologica), riducono la produzione di vitamine ivi compresa la k2.

Carne si, carne no. Uno degli esperti più autorevoli che qui in Italia ci parla di microbiota è il Dr. Luciano Lozio, il quale afferma nei suoi video che il vero problema della carne non è la carne in quanto tale ma i suoi contenuti di antibiotici e le cotture ad alte temperature che producono tossine. Ovviamente un microbiota perfettamente sano e in forma parerà i colpi di antibiotici (a basso dosaggio) e tossine varie, ma per quanto tempo? Uno dei consigli quindi è quello di cucinare le carni a basse temperature (no griglia, fritti, ecc e largo a bolliture e vapore) e fare attenzione agli allevamenti da cui ci si approvigiona. Un aspetto riguardante la vitamina K2 (mk-4) è che si può assumere naturalmente dall’alimentazione a partire da cibi di derivazione animale cresciuti a pascolo (erba verde). Purtroppo gli attuali allevamenti, non solo, sono pieni di antibiotici ma i mangimi sono tutto tranne erba verde, quindi niente k2 nella carne (e derivati) che di solito siamo abituati a mangiare con la grande distribuzione. Una soluzione potrebbe essere quella di rivolgersi ad allevamenti di fiducia e/o grass-fed che fanno mangiare agli animali erba verde.

Cereali e glutine. La dieta paleo vede come fumo negli occhi qualunque tipo di carboidrato che sostiene essere dannoso per la salute, tuttavia ci si potrebbe chiedere visto che sono circa 10000 anni che ci cibiamo di cereali se veramente siano loro in quanto tali a fare male oppure, ad esempio, siano le micotossine e pesticidi presenti nei moderni cereali che alterano il microbiota intestinale creando tutta una serie di squilibri che possono cessare se si eliminano gli alimenti in questione. Se questo fosse vero non sarebbero tanto i carboidrati il problema ma, anche in questo caso, ciò che si portano dietro. Come detto anche l’attività fisica fa parte dell’equazione tanto che riguardo all’alimentazione di uno sportivo anche i più integralisti paleo prevedono una quota di carboidrati senza la quale non si avrebbero abbastanza energie. Probabilmente, è vero anche, che nella dieta mediterranea oggi si fa troppo uso di alimenti ad altissima densità energetica come i carboidrati senza di contro avere un’attività fisica che aiuti a smaltire tutti questi zuccheri.

Biodiversità. Un principio ormai è riconosciuto da praticamente tutti gli addetti al settore: più un microbiota è vario e diversificato più è un microbioma solido e con più possibilità di espressioni epigeneticamente superiori a un microbiota povero. Ma come è possibile stimolare la biodiversità? Partendo dal presupposto che a seconda del cibo che si mangia si stimola la crescita di determinati microorganismi, una dieta diversificata potrebbe aiutare a sviluppare questa biodiversità del microbiota intestinale. Come dice spesso Paolo Mainardi - uno dei protagonisti dello studio del microbiota con l’alfalattoalbumina - “un intestino sano digerisce di tutto” e non solamente una ristretta cerchia di alimenti. Questo non vuole essere l’incoraggiamento a reinserire nella propria dieta il glutine per chi non lo mangia come il celiaco ma vuol dire solamente che, come attesta il Dr. Francesco di Pierro, (nel video segnalato dall’altro articolo) chi smette di mangiare glutine impoverisce il suo microbiota. Sarebbe ragionevole pensare, quindi, che diete con privazioni totali di certi alimenti in realtà, anche se in un primo momento possono essere di aiuto (data la debolezza specifica del microbiota in relazione a un alimento specifico), sul lungo periodo si avrà con certezza un depauperamento della biodiversità del microbiota intestinale e con esso un probabile peggior stato di salute generale. Quando si fanno delle scelte di privazione non si devono fare alla leggera ma ben ponderare cosa e per quanto tempo privarsi di quell’alimento specifico perché per dirla con parole ancora diverse qualunque alimento è un prebiotico diverso.

Lo scrivente ritiene completamente privo di ogni fondamento scientifico diete basate su convinzioni di quello che dovrebbe (o non dovrebbe) essere il cibo “naturale” dell’uomo. Il modello evoluzionistico Darwiniano in realtà è solo una teoria (2) e pensare che ci sia un cibo ideale per l’uomo vorrebbe dire averlo così chiaro e certo da potersi spingere a fare affermazioni sensate anche nei suoi minimi particolari riguardanti in questo caso l’alimentazione ideale umana. Tra l’altro il concetto stesso di evoluzione prevede appunto il cambiamento e il microbiota in questo è un campione indiscusso dato che è in grado di imparare a metabolizzare alimenti a un ritmo impensabile per il nostro povero corpo che conta solo 1/100 dei geni del microbiota. I microorganismi del microbiota sono presenti a miliardi di miliardi e singolarmente nascono e muoiono nell’arco di 20 minuti. Questo significa che, ammesso che un alimento non sia “naturale” per l’uomo, comunque verrà metabolizzato e scomposto dalla capacità adattativa del microbiota intestinale. A tal proposito bisognerebbe riflettere sul perché riusciamo a digerire glutine e caseina visto che non sono cibi geneticamente digeribili dall’uomo (come sostiene sempre Luciano Lozio nelle sue interviste) ma che tuttavia metabolizziamo comunque grazie al microbiota intestinale. Non guasterebbe anche riflettere su come mai ci siano persone che non sono celiache nonostante abbiano i geni “giusti”. Insomma, un’alimentazione povera di glutine e caseina sicuramente potrebbe aiutare persone con un microbiota particolarmente insultato (e in questo caso si parla di “gluten sensitivity”) ma ricordandosi al tempo stesso di non prendere un determinato modello alimentare per religione perché il mistero del microbiota è lungi dall’essere rivelato per intero e quindi con esso i segreti dell’alimentazione. Detto ancora in altre parole se è un mistero per noi oggi il microbiota, tanto più lo sarà il microbiota dell’uomo ancestrale che in ogni caso avrà subito nel corso del tempo un’evoluzione tanto più profonda quante generazioni di microbi si sono succedute.

Un approccio razionale alla dieta da seguire potrebbe essere quello di un’ attenta anamnesi unita ad un esame metagenomico del microbiota intestinale che ci possa guidare in qualche modo verso una pianificazione iniziale di alimentazione -senza dimenticarsi dell’ attività fisica e della sfera emotiva- volta al ripristino della salute per poi gradualmente cambiare i parametri nella rincorsa di una salute sempre migliore dimenticandosi l’idea che possa esistere una dieta identica per tutti ed uguale per tutti i momenti della nostra vita. Non solo la medicina deve essere aggiornata con le scoperte che si sono fatte (e si stanno sempre più facendo) sul microbiota ma se c’è una cosa che dovrebbe essere completamente rivisitata è proprio la scienza dell’alimentazione, così intimamente interconnessa con la salute del microbiota intestinale che è la vera chiave di volta nella comprensione di tanti aspetti ancora oggi misteriosi della salute umana.

 

(1) http://pianetamicrobiota.it/14-la-vitamina-k2,-il-paradosso-del-calcio-e-la-sinergia-con-altri-elementi

(2) A ben guardare la teoria evoluzionista di Darwin accettata dalla maggioranza delle persone non ha nulla di scientifico in quanto non è falsificabile - come ci insegna il filosofo Karl Popper- in quanto è diventato oggetto di fede ed infatti è stata continuamente ritoccata nel corso del tempo per cercare di tenerla in piedi a tutti i costi nonostante le macroscopiche incongruenze.

 

Alzi la mano chi non sa che l’attività fisica fa bene alla salute! Come si dice è un fatto che sanno anche i sassi, tuttavia ci sono delle ragioni per cui è bene ripassare insieme questi concetti per due ordini di motivi. Il primo è che ci sono dei particolari che non tutti sanno e in seconda battuta l’attività fisica è in intima connessione con il microbiota intestinale che è il tema di questo sito.

Lascio ad altri siti e ad altri autori l’elenco dei benefici che si hanno in cambio di una costante, sana e progressiva attività fisica che al contempo non logori troppo ne sia troppo diradata nel tempo. Quello di cui ci occuperemo sono particolari meno noti come l’impatto che ha il movimento sul sistema linfatico e sul microbiota.

Il sistema linfatico è un sistema di drenaggio di liquidi che conta molti più litri del sangue ma non ha una pompa (cuore) come ha il sistema circolatorio sanguigno per muovere i suoi fluidi. Uno dei tanti ruoli che ha questo sistema è quello di pulizia dell’organismo da scorie e perché no: dai metalli pesanti. Chi si interessa di microbiota sa quanto importante siano i metalli pesanti; c’è una stretta correlazione tra disbiosi e presenza di metalli pesanti. I metalli pesanti sono in pratica l’humus dove crescono microbioti disbiotici, con più patogeni, con più squilibri, insomma meno sani. Ma per stimolare il sistema linfatico a funzionare come si fa? Guarda caso appunto con l’attività fisica. Non avendo un cuore la movimentazione della linfa è a carico dei muscoli che contraendosi e rilasciandosi fanno circolare la linfa nel corpo. Un recente studio ha stabilito che una costante, anche se moderata, attività fisica ha un impatto positivo sul microbiota intestinale (1), in particolare aumentano i ceppi batterici che producendo butirrato (acido grasso a catena corta indispensabile per il nutrimento dell’intestino) sono protettivi per le malattie infiammatorie intestinali. Potremmo pensare che sia il drenaggio dei metalli pesanti da parte del sistema linfatico stimolato dall’attività fisica a modificare in tal senso il microbiota? Il fatto che l’attività fisica sia benevola per Alzheimer che è notoriamente una malattia legata a metalli come l’alluminio ci fa pensare di si, ma in ogni caso la cosa importante da sapere è che l’attività fisica modula in senso nettamente positivo il nostro microbiota.

Va bene sarete tentati di dire, ma alla fine si sapeva che muoversi fa bene, quindi cosa aggiunge tutto questo discorso? Questo piccolo articolo serve per ricordarci che se soffriamo di mal di pancia, di disbiosi, di colon irritabile o di malattie infiammatorie più gravi come colite ulcerosa e Chron e di qualunque altra problematica che interessa il microbiota il movimento farà bene ai nostri amici e chi è arrivato su questo sito sa bene quanto importante essi siano, non solo per la salute intestinale, ma per tutta la salute in generale della persona.

Un’ultima chicca: sembra che il rebounding sia un modo veramente efficiente per stimolare la circolazione del sistema linfatico (2).

Concludendo è vero che sapevamo già che muoversi fa bene e la sedentarietà è un pessimo stile di vita, ma da oggi sappiamo meglio i meccanismi che spiegano questi antichi adagi e ci rendono più coscienti di quello che faremo della nostra salute, che come detto in altre sedi non può prescindere anche da una corretta attività fisica.

 

 

Oggi, le tipologie di diete sono diventate un numero incredibile e sostengono posizioni e filosofie spesso in netto contrasto tra di loro, tanto che viene da pensare che è impossibile che abbiano tutte contemporaneamente “ragione”. Tutte più o meno hanno in comune una serie di cibi consentiti e una lista di alimenti proibiti, promettendo salute a chi le segue e peste e corna a chi mangia gli alimenti da evitare. C’è la dieta vegetariana, vegana, fruttariana, crudista, la paleo-dieta, la dieta dei gruppi sanguigni, quella degli indici glicemici, la dieta senza glutine, la fodmap, la dieta a zona, solo per citare quelle attualmente più in voga (mi perdoneranno tutti gli altri non citati) fino ad arrivare a chi invece proprio sovente non mangia, sostenendo che la pratica del digiuno ha un enorme potenziale di salute se non di guarigione (c’è il detto che “il digiuno è la chirurgia della natura”). La domanda che viene fuori spontanea subito, come un grido di disperazione è: “a chi devo dare retta?”. Di solito si inizia una dieta perché si vuole perdere peso, tuttavia, purtroppo (o per fortuna?) sempre più persone si avvicinano al tema dell’alimentazione perché hanno un problema di salute e intuiscono, per qualche motivo, di risolvere o aiutarsi con un’alimentazione adeguata.

Ma dove sta la verità? Quale dieta è veramente la migliore? Ha senso quest’ultima domanda?

C’ è un particolare che indistintamente tutte le diete non prendono in considerazione (o lo fanno in maniera del tutto superficiale) ovvero il fatto incontrovertibile e preponderante che il primo impatto di una dieta è sul microbiota intestinale. Questa comunità di microorganismi è quella che metabolizza prima di noi il cibo che ingeriamo. Quello che noi consideriamo “essere umano” vive degli scarti e dei prodotti metabolici di questi microorganismi. Questo fatto, apparentemente banale, per chi si occupa di microbiota, è semplicemente ignorato da chi si inventa diete e professa che ad esempio la carne fa bene, la carne fa male, ecc, ecc. Qualunque considerazione riguardo all’elemento proibito o a quello consentito è fatta ritenendo che quello che mangiamo finisce nel sangue, “Siamo quello che mangiamo” recitava un vecchio adagio. Come dice Paolo Mainardi, il corpo non è come una bottiglia da riempire. Ma cosa vuol dire esattamente? La prima cosa da capire è che l’approssimazione quantitativa che la scienza dell’alimentazione ha fatto fin ora è appunto un’approssimazione. Il valore di colesterolo nel sangue non si alzerà necessariamente se ingerisco colesterolo cosi come non si abbasserà necessariamente se limito il suo consumo. Il cibo si trasforma nel corpo e quindi ha poco senso l’idea di ingerire le giuste proporzioni di vitamine (come appunto una bottiglia da riempire) quando in realtà per ognuno le dosi sono differenti e quando parte di queste vitamine sono endogene. Una quota parte di queste vitamine infatti, vengono prodotte dal microbiota intestinale. E qui veniamo al punto: il microbiota è un’interfaccia tra il cibo mangiato e il resto del nostro corpo.

Il punto da capire quindi è che non è tanto l’alimento/corpo l’equazione da risolvere, quanto l’impatto che ha sul microbiota e la conseguente reazione adattativa di quest’ultimo. Se si inquadra in questo modo un regime alimentare si comincia a capire come mai una paleodieta (1) vanta così tante persone affezionate e pronte a testimoniare le loro guarigioni o vantaggi riscontrati e altrettante persone pronte a giurare che da quando non mangiano più carne, si sentono meglio e sono magari guariti dalle più disparate malattie, o non hanno più quel sintomo che tanto li tormentava prima di diventare vegetariani, vegani, ecc. Paleo dieta e diete vegetariane sono appunto uno dei paradossi maggiori che si possono avere, una sostiene la bontà della carne l’altra la evita come la peste bubbonica. Come mai in una certa misura funzionano tutte e due? Un paradosso semplicemente spiegabile proprio dall’esistenza di un’interfaccia personalizzata (e purtroppo per noi in gran parte misteriosa) che si frappone tra l’essere umano e il cibo. Se questa “interfaccia” ha determinate caratteristiche una dieta andrà bene oppure male, farà perdere peso meglio o peggio, riuscirà a portare beneficio o meno a questa o a quella patologia.

In questo video (2) il Dr.Francesco di Pierro spiega una serie di conoscenze a proposito della composizione del microbiota intestinale. Ad esempio possiamo capire dal video che i curcuminoidi possono aiutare in caso di malattie infiammatorie intestinali. Dalla notte dei tempi sappiamo che la curcumina è un antiinfiammatorio intestinale ma oggi sappiamo il perché. I curcuminoidi sono un fattore di crescita del faecalibacterium prausnitzii un simpatico microorganismo che produce acido butirrico. Questo acido a corta catena (il burro chiarificato per capirci) nutre gli enterociti (le cellule dell’intestino) proteggendolo dalle malattie infiammatorie intestinali come il morbo di chron e la colite ulcerosa (con buona pace della medicina ufficiale che ancora oggi in molti ospedali sostiene che l’alimentazione non ha nessun ruolo nelle IBD) e infatti oggi sappiamo che una buona percentuale di questo batterio è protettiva nei confronti di queste malattie. Attenzione tuttavia ad averne troppo di faecalibacterium prausnitzii perche, visto che produce burro, se è in eccesso, tenderemo a ingrassare. Oppure oggi sappiamo che probabilmente la berberina è un fattore di crescita per l’akkermansia muciniphila. Questo altro batterio stimola la produzione di muco intestinale che ci protegge, facendo da barriera, dall’entrata indiscriminata di sostanze dall’intestino al sangue, riducendo così lo stato infiammatorio (3). Non solo, gli scienziati hanno notato come la presenza di questo batterio consente a chi vuole perdere peso di continuare a perderlo all’interno di uno stile di vita non sedentario e con un’alimentazione ipocalorica. Chi non è dotato di questo batterio a un certo punto della sua dieta incontra degli scogli e non dimagrisce più come all’inizio della dieta. Tempo fa dissi a un amico erborista che bisognerebbe avere la forza e la pazienza di rileggere la fitoterapia con la chiave del microbiota intestinale proprio per il motivo che prima di avere un impatto sull’organismo le piante ingerite vengono metabolizzate dal microbiota, quindi l’effetto della pianta in realtà potrebbe dipendere dall’interazione con il microbiota, dalla sommatoria insomma di pianta e microbiota.

Lo stesso discorso vale anche per le medicine assunte per via orale in quanto il principio attivo prima di essere assorbito e arrivare nel sangue o altrove, passa per il microbiota che lo elabora. Un esempio su tutti è il principio di funzionamento della metformina, farmaco usato per tenere bassi i livelli di glicemia nel diabete di tipo 2. Questo farmaco è stato usato per sessant’anni senza sapere come mai abbassasse la glicemia, ma solo recentemente si è capito che in realtà agisce sul microbiota intestinale. Se si assume troppa metformina si va in diarrea e in ogni caso la glicemia non si abbassa proporzionalmente all’assunzione del farmaco (cosa che dovrebbe accadere se il principio di funzionamento fosse diretto sulle cellule).Se si assumono contemporaneamente degli antibiotici alla metformina la glicemia si alza, indice che è proprio il microbiota il bersaglio del farmaco che lo stimola ad abbassare la glicemia.

Sarebbe ora di cominciare a prendere coscienza che una qualunque dieta funziona o non funziona in relazione alle caratteristiche peculiari del proprio microbiota che non solo è del tutto personale ma è anche modulabile e variabile all’interno della propria esistenza in quanto il nostro microbiota cambia a seconda dei momenti della vita. In parole più semplici la nostra dieta si deve tarare anche in base alla nostra età perchè un lattante, un bambino, un adulto e un anziano devono avere alimentazioni differenti non solo per esigenze differenti ma anche perchè hanno microbioti differenti.



(1) Per chi non ne fosse a conoscenza nella paleo dieta la piramide alimentare ha alla base carne e pesce , poi verdura e alla fine un pò di frutta , vietando praticamente tutti i cereali e carboidrati.

(2) http://pianetamicrobiota.it/video/video/29-laboratorio-salute-nuove-frontiere-nelle-terapie-batteriche-14-12-2017

(3) È convinzione dello scrivente che l’akkermansia muciniphila in altre parole contribuisce ad abbassare la permeabilità intestinale tuttavia non c’è scritto da nessuna parte in questi termini.

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